Stasera calava di rosa.
Forse venticinque anni fa lo stesso strofinarsi di poesia si lesse nel cielo, ma troppo occupato fui a leggere la felicità attraverso i tuoi occhi. La mia debolezza non t’importava, il destino che già scriveva dentro le vene, nel mio sangue ticchettava come una bomba a orologeria mentre noi cercavamo di vivere tutto ciò che riuscivamo a sentire. Ti mangiai d’amore mentre godevamo della vita come la vedevano i nostri occhi. Eravamo miopi per i falchi che stavano a osservare noi, immuni al dolore del giudizio. E tu mia adorata conservi ancora quella miopia d’argento, e vivi come se ogni giorno fosse il primo ma anche l’ultimo e ascolti ancora la ninna nanna che ti canto ogni notte prima che il tuo corpo s’abbandoni nel soave letto che ci accompagnò dentro di noi. La fortuna è nostra quando il vento sbatte sul vetro della tua finestra e io posso mostrarmi meglio a te. Ti guardo lo sai e tu mi puoi sentire. Vedo l’entusiasmo che maschera la malinconia quando il mio pensiero ti punge di più e ti fa presente che l’amore non conosce la morte.
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