Potrei consolare il mio mattino
Con una curva di coscienza
Annegata nel dolce di un fiume
Dall’odore selvatico.
Potrei distendermi
Accerchiata da verdi fili umidi
A cercare ricordi
Di un futuro profumato.
Potrei ascoltare
Fino a perdere all’unisono
La lentezza di un soffio...
Ma nulla potrebbe compararsi
Al morso dei denti avvelenati
Della malinconia più bella.
Solletico d’amore e pianto di rugiada
Sole di una gita pigra e distratta.
Tutto si fa cerchio
Attorno a una terra solo mia.
E vorrei far tuo
Il prato il tutto e l’immensità del fiume
Dove scorre il mio sangue
E liquefarlo più di se stesso
E manipolarlo
Fino a crearne una figura nuova
Che non sia in nessun posto
Se non tra i mondi sconosciuti
Che abitano in noi.
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